[Archivio Walter Bonatti]
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Bonatti, Walter <1930-2011>

[Archivio Walter Bonatti]

Titre et contributions: [Archivio Walter Bonatti] / Walter Bonatti [soggetto produttore], Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" - CAI Torino [soggettore conservatore]

Description physique: 7 serie : 604 unità archivistiche (525 fascicoli + 282 scatole)

Date:1930-2010

Langue: ita (Langue du texte, du film, etc.)

Notes de contenu:
  • NOTA SUL CONTENUTO: L'archivio, pervenuto tramite donazione al Museo in 90 scatole di diverso formato, comprende, oltre alla documentazione cartacea (corrispondenza, taccuini e documenti di viaggio, materiali preparatori per la stesura di articoli e libri, documenti personali e famigliari, etc.), oggetti (materiali da scalata, indumenti, macchine fotografiche, etc.), fototipi (la maggior parte diapositive a colori e b/n, stampe fotografiche a colori e b/n, e negativi), libri e periodici, materiali audiovisivi e digitali.
Note:
  • NOTE ALLA CONSULTAZIONE: La schedatura pubblicata su Caisidoc è frutto di un riversamento "adattato" da Mèmora, piattaforma digitale pubblica della Regione Piemonte con cui è stato inventariato e ordinato l'intero Archivio Bonatti. Pertanto il numero indicato come numero di inventario degli esemplari appartenenti alle unità archivistiche delle sereie e sottoserie dell'archivio fa riferimento al numero della scheda Mèmora; mentre il numero di collocazione (1-601) fa riferimento al numero di corda, definitivo e univoco per ogni unità archivistica. Nel caso di unità archivistiche suddivise in più unità di conservazione, esse sono designate dal numero di corda seguito da un punto e dal numero cardinale progressivo partendo da 1 (esempio: 139.1, 139.2). La stringa così composta, come detto, compare nel campo collocazione. Il titolo dell’unità archivistica è inserito tra virgolette quando si tratta di un titolo originale, riportato perché significativo, oppure attribuito in caso di originale non parlante o assente. Nel campo Note si è riportato la descrizione analitica dell'unità archivistica/sottoserie/serie con particolare attenzione per gli scritti di Walter Bonatti, dei quali sono stati rilevati natura (appunto, annotazione, testo, bozza, articolo, diario, elenco, prospetto), forma (a stampa, manoscritto, dattiloscritto), per testi a stampa citazione bibliografica completa, per i manoscritti e dattiloscritti titolo o in mancanza incipit, data topica e cronica quando presente; eventuali note sono state apposte relativamente ai criteri di conservazione e consultabilità; per i materiali fotografici è stata data una descrizione delle aggregazioni o dei singoli pezzi riportante un set minimo di dati tecnici, tra cui, tra parentesi, misure in cm (indicativamente altezza per larghezza, ma trattandosi molto spesso di aggregazioni, misure minime e massime), le scritte e i timbri presenti; per i materiali audiovisivi è stata data una descrizione della tipologia dei supporti e delle indicazioni di contenuto presenti; la descrizione dettagliata delle carte contenute nei fascicoli e delle foto e diapositive contenute nelle scatole non segue sempre necessariamente la reale disposizione all’interno delle unità archivistiche. I numeri, seguiti da parentesi tonda, presenti in molte descrizioni di diapositive si riferiscono al numero progressivo, all’interno di uno stesso contenitore, di blocchetti di diapositive a colori 35mm composti da Bonatti e così pervenuti al Museo (ora condizionati in busta); i numeri che seguono la descrizione indicano la quantità di diapositive contenute in ogni blocchetto, mentre il titolo tra “” indica un titolo proprio manoscritto dallo stesso Bonatti sulla prima diapositiva del blocchetto: 1) “Gorilla. Karisimbi”: 41; 2) “Semien. Northern Encarpment”: 15; 3) etc. Nelle note sono altresì indicati i corrispondenti: persone ed enti con specifica “Corrispondente” quando mittenti (anche se non presenti nella descrizione) dell'unità archivistica. La data alla quale l’unità è riferibile oppure gli estremi cronologici, indicati nella forma: anno iniziale - anno finale. Nel caso di data desunta essa è stata segnalata tra parentesi quadra. In mancanza di riferimenti atti a dedurre una data è stata apposta l’abbreviazione s.d. (“senza data”). Alla presente scheda si allega in documento pdf la struttura dell'inventario suddiviso in serie, sottoserie e unità archivistiche. Per la ricerca nel presente catalogo si consiglia di riportare il titolo per le singole unità archivistiche (u.a.), il titolo preceduto dal numero progressivo così come scritto per le serie e sottoserie (es. 1. ; 1.2. ; 1.3. etc.)
  • NOTE BIOGRAFICHE (a cura di Roberto Mantovani): Nato a Bergamo il 22 giugno 1930, Walter Bonatti è stato una delle figure di maggior spicco dell’alpinismo internazionale negli anni del secondo dopoguerra, dal 1948 al 1965. Gli esordi di Bonatti sulla roccia datano agosto 1948 ed ebbero come scenario le rocce della Grigna meridionale, sopra Lecco. Nel giro di pochi mesi, dedicando tutto il suo tempo libero alle scalate, con alcuni compagni fidati Walter giunse a toccare i limiti estremi dell’arrampicata di quel periodo, ripetendo le vie più difficili del comprensorio lecchese. Poi, nell’estate del 1949, portò a termine prestigiose scalate in tutto l’arco alpino, dalle Dolomiti al gruppo di Brenta, al Monte Bianco. A soli 19 anni, con Camillo Barzaghi realizzò la terza ascensione della via Bramani-Castiglioni sulla parete nord ovest del Pizzo Badile; quindi, con Andrea Oggioni ed Enrico Villa, fece la seconda ripetizione della via Ratti-Vitali sulla parete ovest dell’Aiguille Noire de Peuterey; poi, con Oggioni, Villa e Mario Bianchi, si aggiudicò la quinta ripetizione della via Cassin sullo Sperone Walker delle Grandes Jorasses, un obiettivo che a quel tempo solo i migliori alpinisti, al termine di una lunga carriera, erano in grado di affrontare. Le imprese che hanno creato il mito di Bonatti sarebbero arrivate di lì a poco: nel luglio del 1951, con Luciano Ghigo, Walter aprì in prima assoluta la sua mitica via sulla parete est del Grand Capucin. Due anni dopo, con l’amico Carlo Mauri, salì in prima invernale la via Cassin sulla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo, e in seconda invernale la parete nord della Cima Grande. Nel 1954 Bonatti partecipò alla spedizione nazionale italiana al K2, svolgendo un ruolo determinante per il successo finale. Un anno dopo scalò in solitaria il formidabile e vertiginoso pilastro sud ovest del Petit Dru, portando a termine una delle più straordinarie imprese della storia dell’alpinismo. Nel 1956, con alcuni compagni, effettuò la traversata sci alpinistica dell’intero arco alpino, dalle Giulie alle Marittime. E nel 1957, in cordata con Toni Gobbi, aprì la prima delle sue tre vie nuove al Pilier d’Angle, lungo la parete est e lo sperone nord est del Monte Bianco; le altre due vie datano rispettivamente 1962 (parete nord, con Cosimo Zappelli) e 1963 (parete sud est, di nuovo con Zappelli). Nell’estate australe del 1958, il giovane alpinista lombardo fu protagonista di una pionieristica spedizione in Patagonia. Fece un risoluto tentativo di scalata sul Cerro Torre, scalò il Cerro Mariano Moreno e realizzò la traversata del Cordón Adela. Pochi mesi dopo, al seguito della spedizione nazionale del Club Alpino, firmò con Carlo Mauri la prima ascensione assoluta del Gasherbrum IV (m 7925), in Karakorum, salendo la seraccata sud est e la difficile cresta nord est.Archivio Bonatti Introduzione XVIII Nelle stagioni successive, Walter Bonatti aprì diverse altre vie di assoluto prestigio nel gruppo del Monte Bianco. Nel luglio del 1961, dopo una brillante scalata sul Nevado Rondoy Norte (m 5820) in Perù, visse in prima persona quella che è nota come "la tragedia del Pilone Centrale del Freney" al Monte Bianco, che in Italia lo coinvolse in aspre polemiche mentre in Francia gli valse grandi riconoscimenti per essersi prodigato fino allo stremo delle forze per condurre in salvo i compagni. In seguito, Bonatti fu ancora protagonista di grandi scalate al Monte Bianco, con l’apertura di numerose vie nuove molto difficili. Tra tutte, ricordiamo l’epica prima invernale della via Cassin alla parete nord delle Grandes Jorasses, con l’amico Cosimo Zappelli, dal 25 al 30 gennaio 1963, e la difficile via sullo Sperone della Punta Whymper, sempre sulla parete nord delle Grande Jorasses, nel 1964. Da ultimo occorre citare il capolavoro con cui Bonatti concluse la sua carriera alpinistica estrema: dal 19 al 22 febbraio 1965, nel cuore dell’inverno, Walter aprì in solitaria un’incredibile via diretta sulla parete nord del Cervino, in occasione del centenario della conquista della montagna da parte di Edward Whymper (14 luglio 1865). Da quel momento seguirono per Walter, divenuto nello stesso 1965 reporter di EPOCA, quindici anni di viaggi straordinari sulle orme dei grandi esploratori del passato, che lo condussero dalla wilderness dell’Alaska alle regioni più remote dell’America Latina, dall’Indonesia ai deserti e alle montagne dell’Asia, dalle foreste e savane africane alle isole del Pacifico, dall'Amazzonia all’Australia, alle cime dell’Antartide. Il suo rapporto con EPOCA si concluse nel 1979. Straordinario fotografo e ottimo scrittore, Bonatti ha raccontato le proprie avventure in centinaia di articoli e in numerosi libri di successo, tradotti in più lingue e conosciuti in tutto il mondo. A rendere particolarmente stretto il suo rapporto con il pubblico degli appassionati contribuirono anche le sue celebri conferenze, un'attività cominciata già nei primi anni Cinquanta con il racconto delle proprie scalate e la proiezione di alcune diapositive. Gli incontri pubblici si faranno col tempo sempre più frequenti, e ai ricordi alpinistici Walter aggiungerà, naturalmente, i racconti dei propri viaggi. Attivo sino a tarda età, Walter Bonatti è morto a Roma nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2011, dopo una breve malattia.
  • NOTE RELATIVE ALLA DESCRIZIONE FISICA: I documenti presenti nei fascicoli sono stati condizionati utilizzando cartelline di cartoncino bianco (dimensioni cm 20 x 15) apposite per la conservazione. Le fotografie e i negativi conservati in fascicolo sono state inserite all’interno di buste trasparenti formato A4. Eventuali oggetti di altro tipo (taccuini e rubriche di indirizzi, ciondoli e decorazioni, materiali vari di piccole dimensioni, cartoline) sono stati condizionati utilizzando buste di carta di dimensioni varie, a seconda della necessità. Allo stesso modo sono stati inseriti in buste anche i supporti audio e video (audiocassette, VHS, Betacam, DVD e cassette miniDV). Gli oggetti alpinistici, quelli etnici, quelli riconducibili all’attività di EPOCA e le onorificenze sono stati condizionati in più scatole appositamente predisposte per la conservazione di oggetti museali e seguendo le descrizioni fornite dai curatori scientifici. Gli indumenti sono stati invece appesi a grucce. I fascicoli, a cui è stata apposta l’etichetta con il numero di corda, definitivo e univoco, sono stati inseriti in faldoni in cartone, a tre lacci, a norma per la conservazione. Il materiale fotografico è stato condizionato, a seconda della tipologia e del formato, in apposite buste a tasche in polipropilene e in camicie di carta barriera, successivamente raccolte in scatole di cartone con all’interno contenitore ad anelli e in scatole in tela a conchiglia, adatte alla conservazione di materiale fotografico.
  • NOTA RELATIVA ALL'ACQUISIZIONE: L'Archivio dell'alpinista ed esploratore Walter Bonatti è stato donato al Museomontagna nel 2016 dagli eredi della famiglia - Francesco e Stefano Vicario, figli della compagna di Bonatti, Rossana Podestà. La donazione dell’Archivio Bonatti al Museo non è frutto di casualità, ma la diretta conseguenza dei rapporti che già legavano Bonatti, prima, e la Podestà poi, al Museo. La collaborazione lunga e fruttuosa che ha legato Walter Bonatti al Museo già dalla fine del 1990, ha consentito, negli anni, la realizzazione di mostre, incontri, film, varie attività e precedenti donazioni. Tra quest’ultime si ricorda il materiale fotografico relativo alle due mostre realizzate al Museo nel 1998 e nel 1999 e il materiale alpinistico del Gran Capucin 1951 (staffe di canapa, cordino porta chiodi con chiodi da roccia e moschettoni, prototipo di cuneo di legno uguale ai due lasciati in parete, chiodi da roccia e ghiaccio, martello da roccia; quest’ultimo usato anche sul Pilastro Ovest del Dru nel 1955), parte oggi del percorso della collezione permanente ed esposto per la prima volta nel riallestimento del Museo nel 2005, inaugurato il 10 dicembre, alla presenza dello stesso Bonatti. Dopo la sottoscrizione dell’accordo di donazione, il Museo, con la collaborazione del giornalista e scrittore Angelo Ponta che si era già occupato approfonditamente del noto alpinista, lavorando a una serie di volumi con Rossana Podestà, ha collazionato tutti i materiali che sono confluiti oggi nell’archivio e che erano stati provvisoriamente collocati dagli eredi in tre differenti sedi (Milano, Tirano e Visso). Il 4 ottobre 2016, presso la Sede Centrale del Club Alpino Italiano, a Milano, il Museo della Montagna Torino e il Club Alpino Italiano hanno dato comunicazione ufficiale e presentato in conferenza stampa la donazione dell’archivio Walter Bonatti, avviando il lungo e complesso lavoro di valorizzazione che ha portato alla stesura di un inventario, al riordino dell'Archivio e alla sua parziale digitalizzazione. Le prime donazioni al Museo di materiale appartenuto a Bonatti sono state effettuate anni fa da Walter Bonatti in persona, in diverse occasioni; altre, successive alla scomparsa dell’alpinista, si devono a Rossana Podestà. Nel recente passato, dalla fine degli anni Novanta, il Museo ha avviato un’intensa e fruttuosa collaborazione con Bonatti a cui ha dedicato numerose attività di diverso tipo. Tra queste le due fondamentali mostre Fermare le emozioni. L'universo fotografico di Walter Bonatti (1998) e Solitudini australi. Walter Bonatti (1999). Entrambe a cura di Aldo Audisio e Roberto Mantovani, con allestimenti in molte città italiane e straniere (del Canada, della Spagna e della Svizzera), sono state corredate dai rispettivi cataloghi nella collana Cahier Museo Nazionale della Montagna Torino, con diverse riedizioni. A seguito di entrambe l’alpinista ha lasciato al Museo centinaia di dispositive/fotografie restaurate analogicamente alla fine degli anni ‘90, sotto la sua diretta supervisione e ora conservate nella Fototeca del Centro Documentazione. Tutti i documentari prodotti direttamente dal Museo o in collaborazione Archivio Bonatti Introduzione V con RAI, RAI – Sede Regionale Valle d’Aosta, TSI – Televisione Svizzera Italiana, FR3 Montagne (Francia), Television Española – Al filo de lo Imposible (Spagna), Iceberg Film (Svizzera) tra cui si ricordano i tre video documentari Se ti è nato il gusto di scoprire…Incontro con Walter Bonatti (RAI Radio Televisione Italiana, Sede Regionale per la Valle d'Aosta, 1998) – intervista a Walter Bonatti, realizzata nelle sale del Museo, in occasione della mostra Fermare le emozioni dove l'alpinista-esploratore traccia un bilancio della sua entusiasmante carriera, con un'attenzione particolare per il periodo che lo ha visto viaggiare in ogni angolo del mondo, come fotoreporter per la rivista EPOCA; Scelte di vita. Sulle tracce di A. M. De Agostini (RAI Radio Televisione Italiana, Sede Regionale per la Valle d'Aosta, 1999) – lungometraggio di 50 minuti in cui Bonatti ripercorre le orme di De Agostini, il celebre esploratore salesiano delle regioni australi che Bonatti aveva conosciuto personalmente e di cui il Museo conserva un importante patrimonio; il lungometraggio Finis Terrae (1999), per la regia di Fulvio Mariani, girato in Terra del Fuoco e in Patagonia, con Bonatti nel ruolo del protagonista. E ancora, progetti culturali in Italia e in Sudamerica e diversi incontri avvenuti a Torino e legati alla storia dell’alpinismo: indimenticabile quello con Edmund Hillary del 26 maggio 1999. Inoltre, l’intensa collaborazione tra Walter Bonatti e il Museo, seguita poi dal lavoro di revisione della Commissione del Club Alpino Italiano che ha permesso di ristabilire la verità storica sui fatti della spedizione nazionale italiana al K2 nel 1954, ha senz’altro costituito uno dei principali motivi – secondo il pensiero dello stesso Bonatti – del riavvicinamento dell’alpinista lombardo al sodalizio alpinistico. Il progetto di inventariazione, riordino, condizionamento e parziale digitalizzazione dell’archivio Bonatti è stato possibile grazie al sostegno del CAI, della Regione Piemonte, della Fondazione CRT e al progetto europeo iAlp - Musei Alpini Interattivi, programma France Italie ALCOTRA - Italia Francia ALCOTRA, che il Museo ha condotto con il Musée Alpin Chamonix-Mont-Blanc dal 2017 al 2020, nonché da un grande impegno di risorse da parte del Museo stesso. Il lavoro, affidato a due squadre di archivisti esperti con il coordinamento del Museo e di Enrico Demaria della ditta Astra Media che ha seguito l’intero progetto di catalogazione e digitalizzazione dei materiali relativi a iAlp, è stato preceduto da una fase di descrizione analitica e mappatura dell’intero patrimonio che è stato realizzato dal personale del Museo insieme a Roberto Mantovani, giornalista, scrittore e storico dell’alpinismo, già collaboratore del Museo, oltre che caro amico di Walter Bonatti. All’avvio del progetto europeo iAlp (fine 2018) è stato invece possibile iniziare il lavoro di schedatura e di riordino. La schedatura, fino a giugno 2020, è stata seguita dalle archiviste Marina Brondino ed Elisa Salvalaggio, mentre il riordino e il condizionamento successivi sono stati condotti a felice compimento da Daniela Bello, Andrea Mortara e Altea Vidali. Tutte le fasi sono state seguite da Daniela Caffaratto della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle d'Aosta. Ad Angelo Ponta e Roberto Mantovani si deve invece la consulenza storico-scientifica del progetto: i due esperti hanno accompagnato il lavoro degli archivisti, contribuendo a realizzare anche alcuni contenuti inseriti nell’inventario, oltre a essere referenti del Museo per tutte le attività legate all’archivio. A livello informatico il riordino e l’inventario sono stati realizzati con Mèmora, piattaforma digitale pubblica rilasciata dalla Regione Piemonte, basata sul software open source Collective Access. Parallelamente al riordino e alla realizzazione dell’inventario, è stato fatto un ingente lavoro di digitalizzazione (e metadatazione) che ha portato all’acquisizione di circa 40.000 documenti, compresi registrazioni audio e video, materiale fotografico di diversa tipologia (diapositive, negativi, stampe e provini a contatto), ritagli di giornale, documenti cartacei di varia natura come corrispondenza, diari, taccuini e appunti sparsi, e l’intera riproduzione – anche con tecnica 360° – dell’attrezzattura alpinistica e dell’equipaggiamento legato all’attività di fotogiornalista per EPOCA, oltre ai molti oggetti raccolti nel corso dei viaggi. Durante i lavori non è stato ovviamente possibile aprire l’archivio alla sua consultazione ma, consapevoli dell’importanza di questo patrimonio, anche per un pubblico di studiosi e appassionati, il Museo ha comunque cercato di valorizzare il patrimonio ricevuto con alcune attività mirate, seppur nei limiti imposti dai lavori d’archivio: dalla comunicazione sui social e i differenti canali promozionali del Museo di documenti e materiali che man mano venivano riordinati, allo studio e alla valorizzazione del materiale d’archivio con la pubblicazione editoriale di documenti inediti e non. Nel 2019 il Museo, in collaborazione con il CAI Centrale e la casa editrice Solferino, ha inoltre presentato La montagna scintillante. Karakorum 1958: il racconto inedito della conquista del Gasherbrum 4., pubblicazione del resoconto dattiloscritto della salita al G4 che Bonatti scrisse nel 1958, mai edito. A questa prima collaborazione con Solferino ne sono seguite di successive, come la preziosa collana in 16 volumi uscita con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, a cura di Angelo Ponta, che ripercorre l’intera vita di Bonatti, utilizzando suoi testi e documenti provenienti dall’archivio. Contemporaneamente, sempre in un’ottica di valorizzazione delle collezioni, il Museo ha esposto alcuni materiali d’archivio in occasione delle ultime mostre realizzate, quali Post Water (2018), Tree Time (2019), Senza limiti, oltre i confini (2019) e Qui c’è un mondo fantastico (2020). A queste seguirà a inizio 2021, anche come risultato del lavoro di riordino e inventario appena terminato, una grande mostra e la pubblicazione del relativo catalogo che presenteranno la ricchezza del patrimonio conservato in archivio, oltre a rappresentare un primo tassello per futuri studi sulla figura di Walter Bonatti che non siano solo dedicati alla sua attività alpinistica, ma che possano tracciare, invece, altri itinerari di studio a questa intrecciati.

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